sabato 10 dicembre 2011

Vuoi sapere vuoi avere vuoi toccare. Non è tempo per capire. Oggi proprio no.


 

 
Fino a quando riusciamo ad avere il controllo di noi stessi? Perché poi arriva quel momento in cui non riesci a tener testa nemmeno ai tuoi pensieri, le parole scivolano veloci, le dita sui tasti del cellulare pure, la vita ancora di più. Fiumi in piena che portano alluvioni. Il dito scorre scrive e chiama. La tua memoria ti ricorda i giorni in cui respiravi vivevi, era appena ieri. Poi arriva il momento in cui anche guardarsi allo specchio diventa difficile. La tua immagine è talmente veloce, ti sta scivolando qualcosa tra le dita e qualcosa è troppo poco. Le dinamiche ti sfuggono, regali sorrisi e risate,  ed è bellissmo. Ti senti padrone di un mondo che non ti appartiene ma sei tu che appartieni a lui e il momento dopo hai le gambe che tremano. E non è stanchezza. E il momento dopo tremano perché lo vedi ed è bellissimo. Sei un fiume in piena. I tuoi sorrisi sono apprezzati e non ricordi di esser stata tanto felice. Tempo di un istante. Che importa. Un istante incantato. Poi il mare ti frega. È la stessa sensazione. Calmo, corrente sotto, poi onda. Sei travolto. Dal mare e dagli altri. Da quei sorrisi. Uno dietro l'altro. E poi le domande. Infinite. E la sensazione che la realtà non è quella che avevi in testa tu. Favola rovinata. Non c'è più nulla da fare. Preferisci le impressioni.
Quanto in là riusciamo a rischiare? Quando te lo chiedi hai già oltrepassato quel limite. C'è quella fiammella dentro che brucia qualcosa che tu non sai che sta bruciando. Ti frega la vita cazzo. Bene, poi quando ti accorgi di quella fiammella ormai è un incendio che ti divora e non vuoi aspettare vuoi sapere vuoi avere. Fino a quanto ci conosciamo? Perché arriva quell'istante in cui ti chiedi perché porco cane proprio a te proprio in questo momento non sei pronta non può essere proprio ora non potrà mai essere. Cazzo. Non sei brava fallirai. Vuoi ora e non vuoi aspettare. E poi quella maledetta vocina che ti viene da li, dentro, dove il cuore incontra la pancia e ti parla con vortici di foglie come d'autunno. Tutto sottosopra. E tu vai avanti ascoltando quella vocina che ti dice che vincerai il tuo pane e negatività. E abbandoni e tagli capelli e scrivi pagine che resteranno bianche. E il controllo oramai se ne è andato da un pezzo. Lasciandoti lì inerme e piena di false storie. E il cerchio si chiude. Semplice.

C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo. Ma fra poco è Natale, per fortuna. Domani ascolterai la stessa musica ma riuscirai di nuovo a parlare?

   

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