giovedì 18 ottobre 2012

Le nostre impronte non sbiadiscono dalle vite che tocchiamo





Ce l'hai anche tu quella strana sensazione addosso? Quella musica che suona nelle orecchie?
S'era capito, d'altronde. È come l'estate che finisce. Sempre, quella stronza. E fa spazio all'inverno. Fa freddo, si gela anche il lago di Central Park. Dove andranno poi quelle maledette anatre?
Il corpo è un fottutissimo bugiardo. Ci inganna, ci trasporta, e ci riempe di bugie.
Fino a quando tutto crolla, il corpo rimane legato al tempo, la mente all'infinito. E nel profondo, sappiamo, che il corpo poi fallisce sempre. Ma c'è una cosa, badate, da tenere bene a mente.
Le nostre impronte non sbiadiscono dalle vite che tocchiamo.
I nostri respiri tra i capelli verranno a trovarci nei sogni.

Questa cosa del diventare adulti, in verità non mi entusiasma. Nemmeno questo tirare le fila.
Perdo spontaneità gratuita e guadagno irriverenze troppo costose. Ma ora arriva l'inverno.
Ed il silenzio, dopo tutto, è una bella sensazione. Mi apro alla chiusura. Mi creo con il superfluo.
Devo, solo, difendermi. Dal mondo. What we think, we become, diceva il Buddha.
È il momento. Di ricamare la vita.


  


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