giovedì 13 settembre 2012

Sposta il camper, ADESSO! #MatteoRenzi2012


Lui è abbastanza irriverente, abbastanza oratore, abbastanza compiaciuto della sua parola e del suo cervello, da piacermi il giusto. Sto parlando di Matteo Renzi, quel ragazzotto che dalla curva della Fiorentina gioca a fare il segretario di partito. È partita oggi dalla mia Verona la sua campagna elettorale di candidatura alle primarie del Partito Democratico ed io ero lì ad ascoltarlo. Intenzionato a girare tutte le 108 tappe stabilite, fra province e comuni, si arma della sua ammaliante parlata e con i suoi compagni di viaggio parte su quel camper che fa tanto turista tedesco. Alla faccia di chi si prende gioco dei camperisti. Bello. Signori, stiamo parlando pur sempre di politica, e politica rimane, ma lo zucchero renziano addolcisce quella patacca di realtà in cui ci troviamo a vivere. Parla di sogni, parla di amici, di un futuro chiamato Europa e fa sentire i tuoi 25 anni non così fuori posto in quella sala piena di ufficialità. “Siamo qui a puntare il compasso sui 25 anni appena trascorsi e girarlo dall'altra parte”. Mi sento quasi vecchia, è ora di darsi una mossa e riempire di rivoluzioni la propria vita. Mette forza questo Renzi che ammalia. Sembra gli venga tutto da lì, dalla pancia, non perde una battuta, una pausa al punto giusto, fa centro il nostro Renzi. Di sicuro avrebbe fatto l'attore, da grande. Ma è bravo, anche nella testa. “Noi non veniamo dal pianeta delle chiacchiere” - dice, ma è impreciso. Perché noi sì che veniamo da quel pianeta costellato di cinguettii e condivisioni fotografiche, il segreto sta nel girare il tutto a nostro favore, e far diventare quelle chiacchiere strumento per una potente realtà. I confronti generazionali sono ancor più divertenti quando torno a casa dove la battaglia discorsiva si accende tra il babbo (mio) bersaniano e la bionda figlioccia renziana. L'importante è lasciare sempre aperte le domande, mi ha insegnato qualcuno. Non è tutto oro quel che luccica, lo sappiamo bene, certo che il nostro Renzi tira a segno e ci affascina ancora una volta con il richiamo della lettera a testamento di Ambrosoli. Bravo.

Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa”.



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