( questa vi basta come foto da settembremalinconia ? )
Questa
mattina ho accompagnato quello splendore della mia nipotina di fronte
alla sua nuova scuola. Il suo primo giorno di scuola. Cielo grigio,
odore di afa non ancora bagnata, mamme semi indaffarate abbigliate da
ufficio, uno di quei tipici giorni da catalogare come, appunto, primo
giorno di scuola medio in cui ti accorgi che qualcosa sta iniziando.
E qualcosa è già alle tue spalle. Se non fosse per la radio che
trasmette ancora le hits che hai ballato (mezza) ubriaca sulla
spiaggia per tutta l'estate, ti sembrerebbe di stare nello stesso
mondo. Ma ogni anno, al contrario di ogni smemorata aspettativa,
settembre ti cade sulla testa come una secchiata d'acqua dal quarto
piano. Lo sguardo è assente come il più stupido borghese
barboncino, boccheggi per il caldo cittadino a cui puntualmente non
sei abituata, ti trascini i tic nervosi del più classico nervosismo
da rientro, ti annusi la pelle cercando l'odore di sale, degli
sguardi e dei baci che ti hanno sfiorato. Ho letto che per affrontare
settembre qualcuno consiglia di aggrapparsi a qualcosa: “una
promessa, un imperativo, un progetto, un cambiamento, un sogno. Per
trovare la forza di rimettermi le calze, o almeno le scarpe” (sante
parole). Ottimo, non c'è piano migliore, anche perché è quello che
hai sempre fatto: indaffararti l'esistenza cercando qualche forma di
salvezza per il rigido inverno (nemmeno fossi un orso). Poi c'è una
cosa di cui bisogna, invece, disfarsi: dell'improbabilità che
caratterizza le relazioni che strascicano verso settembre (sempre le
sante parole). Non sto parlando dei pluri-rotolamenti notturni da
spiaggia, o almeno non solo di quelli, ma anche dei legami stretti
con troppa intensità durante il periodo estivo in questione. Le
promesse che non dureranno e la preziosità di quegli istanti vanno
salvaguardati con il più bel ricordo di cui sei capace, con la
giusta malinconia e senza innescarti in quei meccanismi twitteriani e
facebookkiani a te così cari. Perché poi, puntualmente,
ritorneranno il prossimo anno come se nemmeno un secondo fosse
passato. Dicono, poi, che nella vita ci siano sempre due versioni
della stessa storia, dello stesso racconto o ricordo. Ma, forse, da
dove vengo io, ce ne sono anche tre o quattro, di versioni. Di
racconti, storie e ricordi sfioriamo il trilione. E non è detto che
la tua, di versione, sia quella corretta. Anzi, il più delle volte è
quella totalmente cannata. Il che contribuisce al caos interno ed
esterno in cui ti ritrovi a settembre. Tutto chiaro, no? Forse,
solamente, non mi ricordo più come ci si innamora, di persone e di
luoghi. E l'epica condizione del vorrei-ma-non-posso mi tiene lontana
da ferite (che non siano sotto i piedi) non richieste. Io, nel
dubbio, continuo a ballare. Con tutti i capelli sul viso. E non
m'importa se talvolta concedo giorni di ferie al mio cervello e
ritorno ad avere i diciottanni che non ho mai avuto. È bellissimo.
difficile
spiegare / è difficile capire se non hai capito già
(Vedi
cara, Francesco Guccini)
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