Santa Lucia arriva puntuale. Come l'ultimo gradino delle scale. È uno spartiacque. È tempo di chiudere conti e aprire scontrini. Povera Santa Lucia, che brutta sorte. Non basta più il pane e desideri. Vi farei davvero leggere la mia letterina, quest'anno è venuta particolarmente bene. Il desiderio di quest'anno è togliermi da quell'ingarbugliamento di fili e spine che mi fa inciampare su ogni cosa, davanti ad ogni viso davanti ad ogni sorriso. Ho imparato a saltarli, i rovi, ma ci casco sempre e via faccia a terra. Grazie di avermi plasmato, ora sono il tuo peggior incubo. Ed anche il mio. Mi hai scalfito e scheggiato di schegge che sanguinano dentro ma fuori non lasciano nemmeno un rossore. Ma anche quest'anno arriva con i suoi dolci e le sue calze antiscivolo e il suo paio di guanti. Perché le tradizioni vanno rispettate. L'iperglicemia che si trasforma in iperattivismo e la gastrite alle ore otto di sera del tredici dicembre si trasforma in ne-mangerei-ancora. Situazione tra la follia e l'obesità. Taglio capelli ascolto nuova musica prendo decisioni a breve termine, dove breve non compare solitamente nel mio vocabolario. Esistono lunghi discorsi, lunghe notti, lunghi pensieri, lunghezze d'onda che sono sempre lunghe e sfiorano l'infinito. Cambio e non cambio. Vedo o son desto? Intanto nuoto, manca il respiro e devo costringermi a girare quella dannata faccia a metà tra l'acqua e l'aria calda di cloro, respiro, ma non è il mio desiderio. Quella mancanza eccita e impaurisce. Vorrei le branchie. O solamente affondare. Perché là sotto dove il mare non invecchia c'è silenzio. Un silenzio che purifica i pensieri e il cuore. Dovremmo tutti farci un salto. Ma continuo a regalare sorrisi. Perché in fondo forse è la cosa che riesco a fare meglio. Il tredici dicembre voglio essere di nuovo felice. Dimenticavo. Cara Santa Lucia, quest'anno mi porti gli sci nuovi?
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