domenica 4 marzo 2012

I morsi della domenica.


   
(È domenica. Pausa dal silenzio stampa. Tra riviste e morsi.)


In un mondo che vive di mercatini vintage e bauli riaperti delle nonne, torna anche happy days. L’appassionata di moda che non traspare, poco, qui, fiuta, più che altro s’informa, che a tornare or ora sono i colorini pastello, quelli dall’humor all’inglese, tutte gonne voluminose andature saltellanti e pantaloni alla caviglia per i ragazzetti dalle gambe molleggiate. Era ora, anche il mio armadio potrà avere un po’ di notorietà. Primavere tenui in arrivo tutte fiori e sole che scalda e jukebox accesi, ussignur che felicità. Peccato che la sottoscritta ora voglia giocare alla menefreghista e alla sportiva. È tutto un lavorare duramente guadagnandosi il pane, tutto un sale in zucca e nutrire la testa, un scappare in montagna appena possibile e voler fuggire in Sardegna a fare la vita da vagabonda marinaia, e fermiamoci qui. Fuori luogo, fuori posto, fuori acqua. Qui la sola acqua che vedo è la neve che si scioglie in anticipo. Ancora una volta. È tutto un dare peso alle cose importanti attraverso un percorso di piena distrazione. Attività intellettuali e attività fisiche di natura interessante. Fare, fare per non pensare. Com’è grande questo mare, com’è bello questo mare. Nelle riviste e in musica è un potpourri di melodie armoniose e gonne vanitose, le attrici giocano ad imitare le stelle del passato, il cinema è tutto un bis-tris rivisitazione misto rivoluzione. Qui si è tutti come struzzi che nascondono la testa e guardano indietro. Paura del futuro? Forse il futuro di ognuno è da cercare nel proprio passato, diceva qualcuno. Le donne giocano a vestirsi da dive degli anni Cinquanta, ma ad essere ragazze dei Duemila. Saltiamo pasti, saltiamo appuntamenti, saltiamo di letto in letto. Indipendentiste fino al midollo, alcune -quelle che si credono/sono intelligenti- gatte morte belle da far svenire tutti i padri di famiglia del condominio, altre -quelle più furbe/fortunate-. Ci infiliamo ed incastriamo in effluvi di personalità che spariscono con il vento, ci costruiamo, ci addobbiamo tra gli scaffali dei negozi e ci spogliamo. Abbiamo due regole: farci desiderare e poi toglierci il reggiseno. Forse tre: dirvi che se ci togliamo il reggiseno poi non significa che non abbiamo qualcosa di interessante da raccontarvi, è che siamo intelligenti e vi veniamo incontro. E poi torniamo a farvi notare quel nostro bellissimo reggiseno di marca. Abbiamo questa capacità, di parlare di vestiti per ore, di parlare di scarpe per ore, di parlare e basta per ore. È tutta una giostra e una menzogna che ci fa inciampare per l’ennesima volta nell’inganno del sogno. Principesse e mondo incantato di sorrisi e carezze. Sogniamo famiglie e amori di una vita. E rimaniamo incastrate. Perché l’amore non è quello dei sogni, ma ha i denti, i denti mordono, e i morsi non guariscono mai. Cinismo a manciate come noccioline e riflessioni domenicali di una ragazzina intraprendente che si rende conto che cresciamo nelle 18/20 ore delle nostre giornate e non nelle 4/6 ore in cui sogniamo. È arrivata l’ora dell’aperitivo, continuiamo a distrarci.

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