lunedì 20 febbraio 2012
quella nave, andava inseguita.
Mi guardò diritto negli occhi e mi disse:
un lavoro su Hemingway ti insegna che tutto succede a caso,
è un flusso questa vita,
e niente ha importanza se non la vita stessa.
Una festa mobile che ti prende per le mani e ti trascina con lei.
Farsi travolgere è equivalente al vivere una vita,
perché è lei che ti cade addosso.
Ci voleva Hemingway per capirlo?
Perché sai, va presa così.
Spalle dritte, faccia che guarda a valle, gambe parallele.
La situazione, ora, è quella che è.
Disse in tono deciso.
La sola acqua che disseta è quella che si scioglie dai ghiacciai,
i silenzi interminabili dietro la schiena e all’orizzonte,
ci sono terre bruciate tutt’attorno,
e vite che si perdono e si tagliano con lame.
Poco importa.
Io continuerò a perdermi.
Parole che vennero fuori da sole, le mie:
ma tu sei come la fortuna,
tu sei così opportuna.
Lei nemmeno mi sentì.
Lo sguardo puntava all’infinito.
Lei cercava carezze,
ma l’unico modo che conosceva per vivere era sopravvivere agli altri,
diventando una nave che salpa, mai ferma in porto.
C’era un’unica soluzione, quella nave, andava inseguita.
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