domenica 5 febbraio 2012

HAVE A ICE DAY.

 

 
La neve c'è. Il freddo anche. La febbre stupida che come la muffa viene va e ritorna, pure. Qui è tutto bianco signori, e luce bianca e pallida compresa, che rende ancora più fredda la vista. Un week end senza lamine ben scìolate sotto i piedi e mi sento persa nel mondo. Aspetto padre con i giornali della domenica, i pensieri passano a mia insaputa. Un po' di gelo a quest'Italia assopita forse ci voleva, ibernati un po' per poi rinascere come i fiori a primavera. Ma tra sfighe e monotonia che fanno parlare più delle elezioni americane, forse il nostro stivale non è così assopito come credevamo o forse, solamente, vive e affoga in montagne di parole che tra un wall biancoblu e un divanetto di un qualsivoglia salottino televisivo dà da mangiare a vecchie signore ingioiellate di fino e giovani che carrierano con l'oratoria. Certe persone dovrebbero essere come i rotoloni regina, 500 strappi. Poi basta, hai esaurito le tue possibilità di guadagnarti il tuo posto nel mondo, se non hai cose intelligenti da dire vai a casa come tutti i cristiani a rimbecillirti davanti a facebook o a leggere un buon libro, ma questo è già troppo impegnativo, eh. Però è pur vero che c'è qualcuno che delle parole ha fatto la sua vita e fatto sua la vita, già. Nel frattempo sono arrivati i giornali, con madre però. La Vonn continua a macinare neve e vittorie, d'altronde quando una divorzia poi deve far mangiare la polvere a qualcuno, oltre a pagare avvocati, e il sale sulle sulle strade per sciogliere il ghiaccio non basta nemmeno per condire l'insalata, costasse tanto il sale poi.
Sono passati i sei mesi auto concessi auto regalati auto gestiti, è ora di ritornare, se non in qualche luogo fisicamente stabile almeno al dovere. Forza, ragazzina, non è più tempo per giocare. Ma non ho ancora imparato a suonare il pianoforte, altri sei? Ah, le bionde. Oh son stupide o son stronze.
Fiocco dopo fiocco, nota dopo nota, fazzoletto dopo fazzoletto, lascio scorrere, entro in una ripetizione di tasti pigiati che mi suonano nella testa e non scappano, intrinsecamente vivi come la colonna sonora della mia vita. Sapete cosa vi dico, voglio esserne sommersa da questa neve. Che il ghiaccio mi congeli il sangue e i pensieri. Lasciatemi vivere ibernata, lasciatemi vivere in mille letti senza che il mio corpo si scaldi, se questo sia un vivere non so ma almeno è un vivere che non fa male. Aspetto la primavera, come quella di Vivaldi, che come un vortice di sole e farfalle mi travolgerà.
HAVE A ICE DAY.



Gli era parso opportuno, nella circostanza, mettere tra sé e il mondo una certa distanza”.
Alessandro Baricco, Mr Gwyn


  

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