martedì 14 giugno 2011

Sorellanza non posticcia.





Il bello di avere le amiche, quelle vere intendo è. Tutto. Cioè, un giorno ti crolla il mondo addosso e tu che fai? Hai un posto sul loro divano, hai chi ti insegna ad impastare la pasta di zucchero, hai chi non ti fa pensare, spettegolando di gente che si sposa e gente che figlia, di che birra - e quanta - bere la sera, a quale sagra andare nelle serate-non-ancora-troppo-calde di questa estate che-ancora-deve-iniziare. Ma anche quando non crolla c'è lo stesso divano per le puntate della grey e panchine ospitanti per eterne chiacchierate. Amiche che prendono aerei, che stanno li in sordina, molte volte non raccontano nulla ma stanno li, tu non le vedi sempre, alle volte sono loro a non vedere troppo te forse, ma sono li e quasi non ci si accorge del filo che vi tiene unite. Amiche di cui hai sempre segreti da scoprire, ricordi che sempre ritornano, frasi fatte e giorni che passano senza molti perché, ma passano e passano insieme. Nemmeno conti più i ricordi accumulati, troppi. Mai troppi in verità. E intanto matrimoni, maturità personali, vite che cambiano, calzini che si sporcano, casini vicendevolmente comparati scorrono come acqua in estate.
Siamo un po' tutte figlie e nipoti del genere sex and the city anche se io sex and the city non l'ho mai visto, qualcosa alla base sarà pur vero. Non sono in grado di dirvi se quello che io ho è la stessa base ma siamo sulla buona strada. Manca New York e molte borse di Prada, ma ci stiamo lavorando. Sia su New York sia sulle borse. E poi ci sono tanti altri telefilm con qualche scarpa del signor Choo in meno, no?
Considerando poi che le persone sono molto di più di quello che le solite trame stampo hollywodiano raccontano, qualche pensiero in più, qualche pezzo di sushi in meno, ma che alla fine gira la ruota semplificando qua snellendo là quelle sono: piene di storie, di problemi sentimentali, di cirrosi mentali e di ciniche manie nel vestire. Quelle sono.
L'importante è alla fine riconoscerle. E riconoscerne il merito. Di questa sorellanza non di sangue e non posticcia. Delle storie e di quelle persone che hai accanto. E continuare a saltare. Burroni e canalette. Per non cadere, per cambiare sempre, saltare lontano e in modo alternato. Ma loro saranno ancora lì.
A voi. Per raccontare voi. Per raccontare a qualcuno. A voi infine, di nuovo, sempre.

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