martedì 31 maggio 2011

Mai dire borsa se non ce l'hai nel sacco

 
Dichiarata, longeva e usuaria fedele delle Freitag dichiaro apertamente il mio amore verso tutto ciò che è materialmente inusuale per cucire abiti e loro fratelli adottivi, siano borse, zoccoli o cerchietti. 
Sacchetti eco-decomponibili, fibre di latte, paglia campesina, teloni-proprio-quelli-dei-camion. Non importa, basta che non sia semplice cotone. Tutto ciò che al tatto non è abitudine attira i miei polpastrelli, tocco, accartoccio, sfioro, stropiccio. Più è lontano da ciò che le mie mani sono abituate a toccare, più è lontano da ciò che la mia pelle è abituata ad indossare, più l'energia attrattiva cresce.
Non farò discorsi banali sulla borsa-la-migliore-amica-di-una-donna. Ma lo è. Parliamo di borse oggi. Parliamo di idee nuove frizzanti profumate giovani rare, parliamo di nuove visioni e idee stuzzicanti. Se è vero che sperimentare è il credo contemporaneo suvvia mescoliamo accartocciamo confrontiamo.


La prima idea viene dalla bag designer Ilvy Jacobs. Le Paper Bag.
A voi l'ammirazione, prego.








Seconda idea le Otaat Bags, prodotte in edizione limitata dall’omonimo marchio losangelino, in semplice tela sì un po' anonime direte voi, certo, ma se le vedi al primo sguardo borse non sembrano, o forse si, quella della spesa dal fruttivendolo però. E poi piega qui e piega là, tracolla dentro manica fuori, scopri che invece della frutta te la porti in giro il sabato sera. Pratiche comode non impegnative multi-tasking e multi-faccing.









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