Ogni volta la stessa storia. Una vita di incontri in mare e
sguardi notturni. I bei vestiti dimenticati nell’armadio e acqua salata in
gola. Non c’è nemmeno più bisogno di condire l’insalata. È lo sguardo sul mondo
che cambia e ti rende la persona che sogni di diventare. Io la vita la prendo
così. Dove le pause sono respiro e la quotidianità invernale un sonno perpetuo.
È il mio callo. Questa è casa mia. Vado per restare, parto per tornare. Ogni
volta la stessa storia, di quel vento come medicina. Sono i tagli sotto i piedi
che ti rendono più bella, sono le ore per mare che ti insegnano a affrontare la
vita con la pancia. È già malinconia. È l’estate che non finisce, ma già vive
di ricordi. I calli sulle mani sono abbastanza duri, l’abbronzatura da giubbetto
è abbastanza impressa come inchiostro, i tagli sotto i piedi sono abbastanza
taglienti da restare ancora per qualche mese. È, quasi, ora di tornare. È una
storia di pancia e problemi non affrontati. C’è chi ti insegna che le barche
hanno un’anima e il nano che ti abbraccia quando hai la giornata storta. C’è
chi ti toglie la spina di riccio sotto il piede e chi, per quel sentiero dove
non passa nessuno con qualche birra di troppo, ha un sorriso per te. Di quelli
che partono da dentro. E poi c’è chi
quella mattina doveva perdere l’aereo. Perché sotto questo cielo di Sardegna,
dove ci sono tutte le stelle che non hai mai visto, poteva scrivere moltissime
altre storie. È questo mare che scandisce il ritmo della vita. Un po’come il
reggae. Lascerò, alla mia maniera, decidere al mare.