sabato 20 ottobre 2012

FANZINE SI RIFÀ IL TRUCCO. NUOVO MAKE-UP E NUOVO INDIRIZZO: FANZINE DI BORDO



Si si ok, avevo detto che sparivo per un po', o almeno, cercavo di staccarmi dalla bitorzoluta mente che mi ritrovo. Ma oggi va un po' così tutto nero, tutto negativo. Non mi sento abbastanza intraprendente, non ho delle idee abbastanza luminose, non sono abbastanza veloce né abbastanza paziente, non sono abbastanza magra né alta. Mi piace fare la zia e scappare in barca, ma anche perdermi tra mostre e pagine dei libri. Troppe cose, troppo caos, non abbastanza tempo per fare tutto e quindi rischiare di farlo male. Tutte nero oggi, ve l'ho detto. È tutto un abbastanza, è una vita da eterna seconda la mia. Ordunque che fare? Il protocollo è sempre lo stesso: shopping is cheaper than a psichiatrist! Il tipico shopping inutile da nuovi rossetti. Da parte le complessità post-adolesceziali, largo ad un nuovo make-up. Letterario però, le labbra rosse dovranno aspettare ancora. Per questa cosa che ufficialmente si chiama blog, ma che in realtà assomiglia più ad un diario di bordo, s'intende. Venghino venghino signori ordunque da oggi al nuovo indirizzo.


Faccia nuova, vita vecchia. In attesa di una scombussolata anche per questa seconda.
Nel frattempo, mangio biscotti.

A voi il nuovo FANZINE DI BORDO.
Vostra, rubia.



giovedì 18 ottobre 2012

Le nostre impronte non sbiadiscono dalle vite che tocchiamo





Ce l'hai anche tu quella strana sensazione addosso? Quella musica che suona nelle orecchie?
S'era capito, d'altronde. È come l'estate che finisce. Sempre, quella stronza. E fa spazio all'inverno. Fa freddo, si gela anche il lago di Central Park. Dove andranno poi quelle maledette anatre?
Il corpo è un fottutissimo bugiardo. Ci inganna, ci trasporta, e ci riempe di bugie.
Fino a quando tutto crolla, il corpo rimane legato al tempo, la mente all'infinito. E nel profondo, sappiamo, che il corpo poi fallisce sempre. Ma c'è una cosa, badate, da tenere bene a mente.
Le nostre impronte non sbiadiscono dalle vite che tocchiamo.
I nostri respiri tra i capelli verranno a trovarci nei sogni.

Questa cosa del diventare adulti, in verità non mi entusiasma. Nemmeno questo tirare le fila.
Perdo spontaneità gratuita e guadagno irriverenze troppo costose. Ma ora arriva l'inverno.
Ed il silenzio, dopo tutto, è una bella sensazione. Mi apro alla chiusura. Mi creo con il superfluo.
Devo, solo, difendermi. Dal mondo. What we think, we become, diceva il Buddha.
È il momento. Di ricamare la vita.


  


martedì 16 ottobre 2012

COLTIVATE LE SFUMATURE, TOLLERATE L'IMPERFEZIONE, MODIFICATE GLI OBIETTIVI


CARI RAGAZZI, DOVETE SOGNARE
OTTO CONSIGLI PER IL FUTURO

di Beppe Severgnini


Corriere della sera
16 ottobre 2012





Ve lo prometto: eviterò i sermoni e l'autobiografia. Insieme alla bici da corsa, alla cucina gourmet e allo spettacolo delle ragazze d'estate costituiscono le tentazioni di chi ha i capelli metallizzati, radi o assenti. Troverete, nelle prossime pagine, solo pochi ricordi: se li ho utilizzati è per aiutare chi legge, non per consolare chi scrive. E nessun paternalismo, spero. Noi siamo la generazione cui ancora rubavano l'autoradio: il rischio esiste. Sulla gente che offre buoni consigli quando non può più dare cattivi esempi, tuttavia, sono state scritte memorabili canzoni. L'esperienza è un antipasto preparato da qualcun altro. Si può assaggiare o rifiutare, e in ogni caso non bisogna consumarne troppo.
Il libro che state per leggere non è riservato ai laureati, ai ventenni o ai giovani: categoria vasta, generica e insidiosa. Anche se è nato nelle università - come spiegherò alla fine - Italiani di domani è destinato a chi vuole provare a ragionare sul proprio futuro, e magari a cambiarlo. Se vogliamo riprogrammare noi stessi e il nostro Paese - brutto verbo, bel proposito - dobbiamo continuare a provarci, anche quand'è finito il tempo epico della gioventù.
Nelle prossime pagine troverete otto passaggi; se preferite, otto chiavi per il futuro. Ognuno contiene altrettante sottopassaggi. Otto è un numero sensuale e simmetrico: non piace solo ai cinesi, che di queste cose se ne intendono. Sono le otto T del tempo che viene: prendetele o scartatele, tutte o in parte. Se le scartate, però, pensate perché lo fate. È comunque un buon esercizio.
1 TALENTO - Siate brutali 
La ricerca del proprio talento non è soltanto una forma di convenienza e un precetto evangelico: è una prova di buon senso. Scoprire ciò che siamo portati a fare - qual è la nostra attitudine o predisposizione - richiede tempo; e non risolve i nostri problemi di lavoro, realizzazione personale o inserimento sociale. Però aiuta. 
Se il vostro talento corrisponde alla vostra passione, tanto meglio. Se così non fosse, siate onesti - anzi, spietati - con voi stessi. Ricordo quanto mi piacesse giocare a calcio, da ragazzo. Correvo, contrastavo, crossavo, rientravo. Purtroppo, non possedevo la combinazione di intuizione, fantasia e tecnica che vedevo in alcuni avversari e compagni di squadra. Riconoscevo intorno a me il talento, ed ero abbastanza onesto - o non così sciocco - da ammetterlo: potevo mettere in campo solo la mia buona volontà, e non bastava. Sui giornali, oggi, leggo colleghi che scrivono come io calciavo al volo di sinistro. Ma non hanno avuto la capacità di capirlo, o la forza di ammetterlo.

2 TENACIA - Siate pazienti 
L'invito alla pazienza è fuori moda, lo so. Chiamatela tenacia, allora. È l'abilità di identificare un obiettivo e inseguirlo. È la capacità di tener duro. È l'abitudine alla fatica. È la forza di sopportare un capo insopportabile. È la calma con cui si cercano i risultati, sapendo che occorre seminare per raccogliere. E non basta: occorre conoscere semente e terreno. Vengo da molte generazioni di agricoltori: questo aspetto non mi può sfuggire.
Solo la costanza dei comportamenti produce risultati. Le cose buone fatte saltuariamente servono poco. Su noi italiani pende il sospetto metodico dell'inaffidabilità. Siamo i campioni mondiali del bel gesto, che richiede generosità e teatralità. Siamo meno bravi nei buoni comportamenti, che impongono metodo e coerenza.
Il talento non basta: occorre tenacia. Tra una persona talentuosa senza tenacia e un'altra tenace, ma senza talento, sarà quest'ultima a ottenere i risultati migliori.

3 TEMPISMO - Siate pronti 
Talento e tenacia non sono sufficienti, bisogna possedere il senso del tempo. La consapevolezza che le cose cambiano, e noi cambiamo con le cose. I californiani Byrds ( Turn! Turn! Turn! ), l'argentina Mercedes Sosa ( Todo cambia ) e il greco Eraclito ( Sulla natura ), in fondo, ci dicono la stessa cosa. 
Non si scende mai due volte nello stesso fiume;
nulla è perenne, tranne il cambiamento.
Il mutamento dev'essere visto come un'opportunità, non una fonte d'ansia. Il tempismo - la capacità di cogliere il momento - è una qualità; l'opportunismo, un difetto. Il tempismo è la virtù di chi guarda il mondo che gli gira intorno, e trova l'attimo e il modo per salire a bordo. L'opportunismo è il vizio di chi pretende il turno, e non si diverte nemmeno.
La scaramanzia è stupida, ma le coincidenze sono stupende. Poiché giochiamo con le T, quindi, ricordate i Treni che Transitano. C'è chi li prende in corsa, e chi non li vede nemmeno se si fermano davanti e spalancano le porte. Per rimanere a bordo, poi, occorre essere buoni passeggeri. Anzi, passeggeri utili. Quando l'occasione arriva, bisogna farsi trovare pronti. Conoscere una tecnica, una disciplina, un'arte, un meccanismo, un mezzo, uno strumento, una lingua: tutto serve, e qualcosa si rivelerà indispensabile. Tecnica e perizia sono vocaboli desueti; ma saper fare le cose, al momento giusto, non passerà mai di moda.

4 TOLLERANZA - Siate elastici 
Quante volte usiamo espressioni come «assolutamente sì», «sicuramente», «senza dubbio»? Troppe, probabilmente. Coltivate le sfumature, tollerate l'imperfezione, modificate gli obiettivi. Quando i fatti cambiano, è sciocco non cambiare opinione. Ha scritto il poeta Valerio Magrelli: «Talvolta bisogna saper scegliere il bersaglio dopo il tiro». 
Accettate i compromessi: ma non tutti e non sempre. Talvolta sono l'unica alternativa al conflitto. Ma devono essere decorosi. Vi chiederete: qual è il metro di giudizio? Semplice: se diventassero pubblici, non devono mettervi in imbarazzo. Ecco perché i compromessi della politica - pensate a certe nomine e a certi accordi - sono spesso sbagliati: perché sono irriferibili. 
La tolleranza è come il vino: un po' fa bene, troppa è dannosa. Un eccesso che ha indebolito l'Italia, e rischia ancora oggi di portarci a fondo. L'indulgenza riservata agli amici, la severità invocata per gli avversari, l'abitudine a considerare fisiologici comportamenti patologici. Il mondo dell'università e del lavoro sono pieni di brutte abitudini, accettate silenziosamente, quasi per stanchezza. Quando il malcostume viene reso pubblico, si passa dalla rassegnazione all'indignazione. Ma passa in fretta anche quella. Costa fatica.

5 TOTEM - Siate leali 
Alzate un totem, e restategli fedeli. 
Stabilite le vostre regole: non si ruba, non si mente, non si imbroglia: l'elenco non è poi così lungo. Non spetta a un libro - di sicuro non a questo - decidere quante e quali regole: l'importante è averne, e rispettarle. Diffidate di chi s'appella all'etica e si fa scudo con la religione: guardate cosa fa, non cosa dice di voler fare. «Il fine giustifica i mezzi» può essere un (imperfetto) riassunto del pensiero di Niccolò Machiavelli. Di sicuro, Gesù Cristo non l'ha mai detto.
L'Italia non cambierà finché migliaia di voi, italiani di domani, non verranno da migliaia di noi - i vostri padri e le vostre madri, i vostri datori di lavoro, i vostri superiori - a dire: «Così non si fa». Un figlio che entra in una stanza, si chiude la porta alle spalle e pronuncia queste quattro parole vale più di qualsiasi magistrato, carabiniere, finanziere, consulente, editorialista e confessore.
Il peccato più grave è convincervi dell'inutilità dell'onestà.

6 TENEREZZA - Siate morbidi
Perfino gli economisti, introducendo il concetto di GNH ( Gross National Happiness , felicità interna lorda), hanno capito che il benessere non si riduce ai numeri. Il benessere collettivo dipende da molti altri fattori, che si possono riassumere nel concetto di qualità della vita. Un'area dove noi italiani godiamo di molte fortune (storiche, geografiche, climatiche, artistiche, alimentari e caratteriali). Sembrano essere gli stranieri, tuttavia, a capirlo più in fretta.

7 TERRA - Siate aperti
Gli intolleranti, spesso, sono soltanto ignoranti. Non dispongono di termini di paragone, giudicano il mondo chiusi nel loro angolo. La possibilità di confronto è una ricchezza, una gioia e una fortuna. Insegna la prospettiva, i modelli e le relazioni. Essere aperti è un vantaggio; e non costringe a dimenticare le proprie origini, come pensa qualcuno.
David Brooks, celebre columnist del «New York Times», ha assistito a un concerto di Bruce Springsteen a Madrid e si è stupito di trovarsi fra migliaia di giovani spagnoli che gridavano « Born in the USA! ». Poi ha capito. Il successo internazionale di Springsteen dipende dalla capacità di ricordare sempre chi è, da dove viene, cosa lo ha formato e lo ha ispirato. I ragazzi, le strade e le notti del New Jersey sono universali perché il Boss è rimasto un prodotto locale. Potremmo dire, se l'espressione non fosse abusata: non ha perso le proprie radici. 
Vale per lui, vale per voi, vale per tutti. Se siete attirati dal mare aperto del mondo, andate. Partite. Scappate. Ma ricordate che una nazione, una regione, una città, un quartiere, una scuola, un'associazione, un gruppo di amici e una famiglia sono il porto da cui siete partiti; e dove, magari, tornerete. Anche nomadi e marinai hanno patria.

8 TESTA - Siate ottimisti
I motivi per essere pessimisti ci sono sempre. Anche quelli per essere ottimisti. È una questione di atteggiamento. Anzi, di testa. Guardate la storia recente: i vostri nonni, bene o male, hanno ricostruito l'Italia; ma i vostri genitori - la mia generazione - non hanno agito con altrettanta lungimiranza. Abbiamo arredato il Paese per starci comodi, senza pensare al futuro e senza badare a spese. La fattura, adesso, è nelle vostre mani. 
Motivo per essere ansiosi, irritati e delusi? Certamente. Ma ansia, irritazione e delusione non portano lontano. Un consiglio, quindi, che è anche una preghiera: siate indulgenti, e tirate diritto. Se vogliamo restare all'allegoria marinara del passaggio precedente: le recriminazioni sono àncore nella sabbia, impediscono di prendere il largo. Le generazioni (gli imperi, le nazioni, i governi, le aziende, le famiglie, le coppie) si perdono per sufficienza, mollezza e cattive abitudini. Non a causa delle tempeste. Questa non è una giustificazione per noi, ma potrebbe essere una (piccola) consolazione per voi.
Portate talento, tenacia, tempismo e tolleranza in ciò che fate. Difendete i vostri ideali, guardate la vita con ironia, non dimenticate chi siete e da dove venite. Portate per il mondo quel «sentimento italiano senza nome» (Goffredo Parise) che ci rende speciali.
Soprattutto, non diventate cinici. I protagonisti delle moderne tristezze italiane, trent'anni fa, erano come voi: terminavano gli studi, iniziavano a lavorare, annusavano il futuro, avevano la luce negli occhi. Allora volevano cambiare il mondo. Oggi, al massimo, l'automobile. Se è di servizio, meglio.
Ripeto: voi non potete sognare, voi dovete farlo. Questo è l'unico ordine. Gli altri erano solo consigli.



sabato 6 ottobre 2012

Poi, lasciami andare e basta



I don't like walking around this old and empty house
So hold my hand, I'll walk with you my dear
The stairs creak as I sleep, it's keeping me awake
It's the house telling you to close your eyes
...
Though the truth may vary
This ship will carry
Our bodies safe to shore 
You're gone gone gone away
I watched you disappear
All that's left is a ghost of you
Now we're torn torn torn apart
There's nothing we can do
Just let me go we'll meet again soon
Now wait wait wait for me
Please hang around
I'll see you when I fall asleep




a tutto volume
salta
rincorrimi
e amami.

Poi,
lasciami andare e basta.


  

venerdì 5 ottobre 2012

A fare un altro mondo




" L'ho incontrato che camminava ridendo 
allora gli ho chiesto dove andasse:

'A fare un altro mondo', mi ha risposto, e rideva, rideva
eravamo in migliaia e nessuno ci vedeva, mentre ridevamo insieme e
camminavamo da soli per fare un nuovo mondo " .

- Paolo Menghi, Zone di silenzio -



lunedì 1 ottobre 2012

A domani, Ale.



Il Duomo di Verona oggi è pieno. Il solo rumore è il fruscio di mani che abbracciano e accarezzano schiene. Ale è lì, e lo so che ci sta guardando tutti. E magari vorrebbe che twittassimo qualcosa lì all'istante, giusto per essere sempre sulla notizia, come piace a lui. Non mancheremo, promesso. Qui arriva il mio, di saluto, perché questo è il solo modo che conosco per farlo. E perché so che lui può ascoltare e magari anche leggere, perché lassù l'iPhone 5 ce l'avranno di sicuro, hai voglia. Oggi in Duomo ci sono sguardi che mirano all'infinito dietro occhiali scuri, ci sono cuori raggrinziti che fanno fatica a battere, ci sono polmoni che non riescono quasi più a respirare. Il destino si è preso un nostro amico ed io mi reggo a fatica su queste ginocchia che hanno finto di ballare i giorni scorsi. Il Duomo oggi è pieno. Di storie. Ci sono le storie di Edo, che con voce serena ci dice di star tranquilli, perché suo fratello ha fatto un buon lavoro e gli ha insegnato a crescere affrontando doveri e dispiaceri. Ci sono storie di amicizia, di quella vera, storie di professionalità e storie di amori finiti. Oggi in Duomo mi sento sospesa, come in una bolla dove non esistono né tempo né pensieri, ma solo carezze e fruscii di mani. Le mie lacrime di rabbia mi fanno respirare a fatica. Quando il destino ti ride così in faccia io, Ale, come faccio a non arrabbiarmi?
“Sappi che io non mi arrabbierò mai con te, perché arrabbiarsi fa male al cuore” era questo che mi aveva detto in uno dei rari momenti confidenziali. Rari perché Ale stava in silenzio e bofonchiava solo per raccontarti della grande Hellas del giorno prima o criticare quel cane del giornalista dell'Arena che scrive cazzate. Lui era uno di quelli buoni davvero, mano sul fuoco. Di quelli che ti fanno vedere solo la scorza della vita che li ha incisi, e non ti dicono che dentro sono morbidi come la crema pasticcera di Flego, preferiscono fartelo scoprire lavorando spalla spalla per ore e giorni. Forse aveva ragione lui, non vale la pena arrabbiarsi, perché si potrebbe perdere l'intensità di questa canzone dei suoi Sigur Ròs che mi suona nella testa da quando ho ricevuto quella telefonata.

Esco dal Duomo e alle lacrime si sostituisce una serenità che non mi aspettavo. Una passeggiata sotto una pioggia leggera, affianco a spalle che sono porto sicuro, si respira la prima aria d'autunno. Oggi anche il cielo piange, ma poi il sole arriva, e scalderà, devi solo avere pazienza di aspettarlo.

“Ale, chiudi tu? Ricordati la luce in angolo per piacere, altrimenti Andre me la mena”
“Non preoccuparti, vai a casa e riposati”
“A domani, Ale”
“A domani, Agne”.

A domani, Ale.