sabato 23 giugno 2012

Tieni sempre conto del cambio di variabile




si dice che la cosa migliore di Las Vegas è che lì puoi diventare quello che vuoi
si dice che ognuno debba cercare la sua Las Vegas.

Perché non si nega a nessuno di diventare ciò che vuole
è un po’ come il dito nel barattolo di nutella, prima o poi ci arrivi ad infilarlo
è una questione di punti di vista
dove eri, dove sei, dove vuoi arrivare
fai i tuoi conti e poi rimescola le carte
altrimenti ci penserà qualcun altro a farlo per te
è la legge del gol che non ti aspetti,
ma che arriva sempre.
Ma non smetterai di pensare alle merende notturne.
Non perderti di vista
puoi diventare ballerina e astronauta
non c’è semaforo che tenga al desiderio che esprimi.
Solo, tieni sempre conto del cambio di variabile
e del dito nel barattolo.
Pulisciti le mani che poi appiccicano,
e gioca ad armi pari con la vita.



martedì 19 giugno 2012

DIARIO DI VIAGGIO / Segui il vento.



C’è un momento quando sei lì in mezzo al mare che è tutto. Mare da una parte, mare dall’altra, forse intravedi la costa, un pezzo di legno che galleggia e arriva da chissà dove e da chissà che cosa. Vento fresco che parla di estate. Quel momento è. Tutto. Il momento in cui non t’importa in che letto dormirai la sera, non t’importa del malumore che tanto ti preoccupava pochi giorni prima, non t’importa di ogni goccia di quella quotidianità che tanto ti sei conquistato con tanto impegno. Perché in quel momento tutto è perfetto. Nulla ha importanza se non quel mare che ha rubato il tuo cuore. È giunta l’ora di mollare gli ormeggi, bionda. Come quei coraggiosi marinai, senza patria, con moltissima gloria. È ora di lasciare un cuore in ogni porto e una musica in ogni bacio. È ora di respirare. Perchè senza di te mi devo accontentare del mondo. Ti si sta spaccando tutto tra le mani, bionda. Insegui, ma non sai bene cosa. Scappi, ma non sai bene da dove. Forse solo dalla vita. C’è un solo posto in cui vorresti essere. In mezzo a quel mare. Segui il vento, è lì che devi andare.









(Pasqua 2012 Isola d'Elba)




lunedì 11 giugno 2012

GENERAZIONE CLASSICO, GENERAZIONE MAFFEI.

(credits: Cesare Ambrogi)



Centurioni, da far arrossire quelli (professionali o posticci) di fronte al Colosseo,
poeti con il capo cinto d’alloro che mescolano classiche citazioni a forme dialettali 
in prose linguistiche twitteggianti,
oratori di chiostri con lenzuola rubate al corredo matrimoniale della mamma e prosecchi nella destra.
Siamo in un normale (ultimo) giorno di scuola di un Liceo classico.
Loro sono (e noi fummo) i liceali classe terza, 
conosciuti anche come maturandi.
Volano uova, si riempiono palloncini d’acqua (e di farina) misto lacrime nascoste.
Si decantano fraseggi ciceroniani in slang giovane barra veronese barra veronesiano.

Non c’è ragion che tenga, la fine del Liceo rimane
questione epica.

Se poi hai fatto il Maffei (che non sarà il Berchet di Milano, ma è, punto) 
uscire da quel Liceo è un po’ come quel “e quindi uscimmo a riveder le stelle” come scrisse,
prima il signor D. affaticato da cotanti scalini infernali,
poi qualcuno di conoscenza stretta su un telone 4x4 appeso nel chiostro veronese 
al suo ultimo ultimo giorno di Liceo.
La maturità arriva puntuale anche quest’anno,
passaggio di vita e di epoca.
Chi non va fiero di quegli anni, 
si astenga dal momento malinconia.


#generazione classico
#generazione maffei.







domenica 10 giugno 2012

HOME.

(credits: Matteo Bonuzzi)



H O M E .
P O R T O P O L L O R U L E Z .
la mia anima è qui.
se dovessi perdermi, cercatemi qui. 


venerdì 8 giugno 2012

ARTE DIEM #1 Un Cattelan per un po’ di pancarrè

a.  
in Gate34

http://gate34.it/arte-diem-1-un-cattelan-per-un-po-di-pancarre/




Forse non lo conoscete. E invece dovreste. Certo è che, dopo la sua personale al Salomon Guggenheim Museum di New York, in pochi non lo conoscono. Ma all’estero. Maurizio Cattelan ha animato l’editoria e la vita tutta paillettes e glamour dello scorso autunno newyorkese, ma in Italia sembra esserci un meccanismo artistico che si intreccia con le abitudini estetiche di una vecchia borghesia.

Ovvero: prima tutti a storcere il naso di fronte a quel dito medio di metri 4 e 60 in Piazza Affari Milano, poi tutti ad andare fieri del “grande” Cattelan in terra americana. È pur vero che i meccanismi artistici dettano il fin-che-non-muori-non-sei-nessuno, ma Cattelan è irriverente, arrogante e cervello-in-fuga (abita a New York) per essere smoderatamente contemporaneo. Il dito è solo l’ultimo esempio, di irriverenza e di polemica. Sì, perché ogni sua opera, non si sa come ci riesca, si tira sempre dietro un polverone di polemiche non indifferente. Ultimo quel dito medio che qualcuno pensa sia un gesto di protesta, in un periodo di crisi, contro il potere della Borsa, e qualcun altro che potrebbe trattarsi anche di un saluto romano mozzato. Prima, con ordine: il manichino del bambino con le mani inchiodate ad un banco, il cavallo appeso al soffitto, fantocci-bambini impiccati all’albero in centro a Milano, Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, il gallerista appiccicato al muro della sua galleria, per un intero giorno. Era lui l’opera, ma molti non se ne accorsero.

Polemica? Affronto? Ironia? Poco importa all’artista che del suo piglio intuitivo e arrogante, che nulla perde dell’estetica contemporanea, ha fatto bandiera. Maurizio Cattelan si fa portavoce di quell’Italia che guarda, da fuori penisola, la stessa patria storcendo un po’ il naso: qualcosa non quadra, qualcosa puzza, bisogna grattare lo sporco sulla superficie per salvare quella “bella Italia” che tutti conoscono. Ma come fare per restare su piazza? Prendendola un po’-per-il-culo, cosa che, poi, tutti gli italiani sembrano essere innati nel saper fare. Questa tendenza critica-artistica tutta all’italiana, che prima sbeffeggia e poi millanta, fa pensare. Fa pensare anche in tempi di crisi dove l’arte sembra non saper dar da mangiare.

E allora un Gianluigi Ricuperati si chiedeva, prendendo in causa il Castello di Rivoli, alcuni giorni fa su Il Sole 24 Ore: “cosa pensereste se il vostro museo preferito vendesse uno dei suoi Cattelan per non morire?” Ve lo dice lui. “Pensereste che i tempi, col sopracciglio alzato; e aggiungereste difficili. E sarebbe vero. E sarebbe altrettanto vero che quando i tempi si fanno difficili, le scelte possono essere dignitosamente difficili”. Insomma, ipotizzava che uno, l’arte di questi tempi non è fatta di pancarrè. Due, che il millantare di cui prima parlavamo, è strettamente collegato alla politica dell’art-commerce.

Non ci sfameremo con l’arte, ma ci sono ancora buone possibilità per pensarlo. E riecco il nostro Cattelan, ancora in vita e che non sbaglia neppure mezza mossa di marketing. Ed è pure bravo. Perché, diciamocelo, alzi la mano (non il dito medio) chi non è in grado di fare un elenco di una mezza dozzina di posti in cui sposterebbe volentieri l’opera di Cattelan. Sarebbe un po’ populista, ma più democratico. Evviva la condivisione d’arte e d’intenti, dunque. Cattelan potrebbe insegnare qualcosa anche a chi ritiene la sua arte l’ultima baracconata contemporanea. Arte diem!







martedì 5 giugno 2012

Andate calmi.




Andate calmi. 
Ancora più calmi.
Agitatevi pure, se credete, ma rimanete calmi.
Il vento sopra le onde può anche impazzare in una danza folle,
ma la superficie non mostra increspature.
Appena accenna a sollevarsi,
l'onda subito si placa.
Non soffrite della sciocca volontà di superarvi.
Non avete più intenzione di farvi ripagare con l'incomprensione.
Qualcuno, dalla riva, può anche pensare che arrivi la tempesta, 
ma il vostro mare non tradisce turbamenti.
Siete ben preparati.
Il vento, allora, può cambiar d'umore,
diventare una folla di nuvole gioiose.

Musica: Andrè Jaume, Peace Pace Paix
#cancro




lunedì 4 giugno 2012

Sarà tre volte Natale.




l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno
ogni Cristo scenderà dalla croce

(Lucio Dalla, L'anno che verrà)